I sindacati del settore moda, come la Femca Cisl Marche, stanno riprogrammando i punti chiave per far ripartire l’industria dopo il drastico periodo Covid. Come si legge su laprovinciadifermo.com, tra le priorità e i punti fermi spiccano «il lavoro come dimensione della persona, il rilancio delle relazioni industriali, vero motore per la partecipazione, la certificazione della rappresentanza per evitare fenomeni di dumping, il controllo sulle filiere, il potenziamento della sicurezza, l’innovazione tecnologica e la transizione energetica. Inoltre: prossimità e rappresentanza, vicinanza anche alle piccole imprese dove non ci sono contrattazioni collettive ma know-how da difendere».
Questo il programma per le Marche, che coinvolge anche il distretto calzaturiero di Fermo, dove il sindacato esprime soddisfazione per il protrarsi della cassa Covid che, richiesta dall’80% delle aziende, ha permesso di bloccare i licenziamenti, soprattutto nelle realtà artigianali di piccole dimensioni. Oltre ai contributi statali, la Femca Cisl Marche ha sottolineato l’importanza della formazione per stimolare i giovani a intraprendere una carriera nel settore calzaturiero e poterlo così rilanciare.
«Da dieci mesi – si legge su laprovinciadifermo.com – i vertici della Femca Cisl hanno scritto alla Regione chiedendo un tavolo di intervento per il monitoraggio delle filiere produttive e la convocazione del tavolo della moda. “Ma ancora nulla – ha commentato Piero Francia, segretario generale del sindacato. Invece bisogna dare un senso a quello che c’è, peso a realtà come Tod’s, Prada e NeroGiardini. Ci sono eccellenze nella politica di filiera, ma troppe senza regole chiare. Con Prada c’è l’accordo integrativo, con Tod’s confronto continuo, con NeroGiardini a disposizione per soluzioni condivise che salvaguardino il lavoro”».
