Perché non riconoscere la calzatura italiana patrimonio nazionale?

“Bellezza” e “Cultura” sono state le parole ricorrenti nel discorso di insediamento ai vertici di Confindustria del neo presidente Vincenzo Boccia. Discorso introdotto da un filmato sulla creatività, le competenze e il patrimonio artistico e industriale italiano. “Serve un salto culturale, un nuovo stile imprenditoriale – ha detto nel suo intervento. … Cominciamo allora dalle imprese della manifattura che, con altre, hanno consentito all’Italia di diventare una delle sette grandi potenze economiche. E hanno portato nel mondo la nostra creatività, il nostro saper fare, la nostra bellezza e la nostra conoscenza”.  In sintesi: il nostro Made in Italy.

Diego Della Valle, noto imprenditore e soprattutto per noi imprenditore calzaturiero, è intervenuto al Luxury Summit organizzato dal Sole 24 Ore con un discorso interpretato da molti come una provocazione ma che in realtà racchiude indicazioni per il futuro che meritano la massima attenzione.

Dichiarando che lo stilista nel senso classico del termine non serve più ha lanciato la provocazione. Ma leggendo attentamente fra le righe del suo intervento si trovano passaggi come: “Lo stilista, se è bravo, è un pensatore, ha bisogno di tempo, ha le sue comprensibili incertezze, vuole rifare le cose… Tutto questo non è più contemplato nella velocità che noi oggi dobbiamo avere nelle aziende… Oggi le informazioni viaggiano a una velocità pazzesca. Esce la prima modella della sfilata e dopo otto secondi il mondo vede quello che stai facendo”. Così come: “…Credo che avremo delle formule miste di stile e comunicazione insieme. Sarà una cosa in movimento. Abbiamo bisogno di avere ogni mese una buona notizia coerente al Dna del marchio per poterla mettere sul mercato. E vicino alla notizia ci vuole un prodotto, quindi noi ci comporteremo un po’ in questo modo”.

Della Valle parlava del marchio Tod’s e della sua azienda, ma i concetti espressi possono avere una valenza generale.

Stile, valore, comunicazione, velocità di risposta e ogni mese nuovi prodotti sono gli ingredienti di una vera e propria rivoluzione che detta i tempi del cambiamento dello stile imprenditoriale e delle dinamiche aziendali. Mantenere il prodotto al centro di questa rivoluzione sarà sempre più impegnativo. Ma alla fine sarà proprio il prodotto che, con il suo valore, consentirà alla calzatura italiana di continuare a vendere sui mercati del mondo. E riprendendo quanto detto dal Presidente Boccia “…un valore che dobbiamo imparare a farcelo riconoscere nel prezzo.”

Abbiamo bisogno di azioni di sistema che sappiano comunicare al mondo il valore delle scarpe italiane. Ma dobbiamo pensare a qualcosa di diverso. Perché non promuovere la calzatura italiana allo status di patrimonio nazionale riconoscendole ufficialmente i valori dell’arte, della cultura e della tradizione che le sono propri? Potrebbe essere un primo passo.

 

Perché non riconoscere la calzatura italiana patrimonio nazionale? - Ultima modifica: 2016-09-01T10:19:58+02:00 da Daniele Del Grande

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