Non solo made in Italy

Dopo aver messo in dubbio il valore del Made in Italy e più in generale del made in… avverto la necessità di insistere sugli altri valori che possono fare la differenza.

Perché indipendentemente dal Made in Italy, un prodotto italiano deve essere riconoscibile per il suo valore.

Ne sono convinto e la mia convinzione trova forza nei contenuti di questo numero.

Sono esperienze di successo; storie di vita, progetti, sperimentazioni e prodotti che danno la misura della capacità di innovare e della vitalità del settore.

Si parla di chi, a partire dagli anni Novanta, ha puntato sulla produzione di adesivi a base acqua, portandoli a essere un must per l’incollaggio di calzature di alta qualità orientate all’ecologico. O di chi promuove l’attenzione alla sicurezza chimica dei prodotti, favorendo una presa di coscienza da parte dei fabbricanti nei confronti delle spinte dei movimenti ambientalisti e d’opinione. Spinte che stanno forzando i brand a superare le tolleranze ammesse dal Reach ed eliminare dai propri prodotti certe sostanze ritenute particolarmente critiche.

Ma c’è anche la storia di chi, fin da bambino, è stato affascinato dal mestiere di fare scarpe o di chi, potendo scegliere tra una comoda pensione e una nuova avventura, alle soglie degli “ottanta” si è rimessa in discussione. E lo ha fatto presentando una collezione di borse che, con materiali insoliti porta a spasso il racconto di vite e oggetti. Perché un oggetto – questa è la filosofia – non è solo quello che vediamo, tocchiamo, annusiamo. Ma ancor più, è tutto ciò che porta in sé, dall’ingegno di chi l’ha creato alla fatica di chi l’ha realizzato, attribuendogli una funzione e una forma, fino al suo percorso nel mondo. Un puzzle di storie, persone e orizzonti.

E chi invece pensa che la forza dei brand made in italy si trovi nell’appartenenza al territorio e alla sua cultura, quale fonte di ispirazione per creare calzature e accessori desiderati in tutto il mondo.

Ed è forse questo il motivo per cui in molti pensano di declinare il Made in Italy con più specifici Made in Tuscany o Made in Venice.

Se il Made in Italy non riesce più a fare la differenza, l’italianità dei prodotti continua a essere un segno distintivo che può orientare il consumatore nelle sue decisioni.

Ma questa italianità deve essere visibile e certificata per cui ben vengano gli sforzi e le iniziative di quanti continuano a crederci e a lavorare in questa direzione.

È una battaglia dura e molto complessa. Non facilitata dal fenomeno della vendita di aziende e marchi anche piccoli e medio piccoli, a investitori esteri.

Se il solo Made in Italy non può essere il futuro, difendiamo le nostre posizioni continuando ad aggiungere valore con stile, materiali e cura delle lavorazioni. Ma non dimentichiamo gli aspetti di ecologia, sicurezza dei prodotti e servizio al cliente che ormai tutti si aspettano dai prodotti italiani.

Questo è quello che penso e Voi che cosa ne pensate?

editoriale di Daniele Del Grande (Tecnica Calzaturiera, febbraio 2016)

Non solo made in Italy - Ultima modifica: 2016-01-13T12:00:23+01:00 da Redazione

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