Le sfide della conceria italiana

Lo scorso 30 giugno si è svolta l’assemblea annuale dell’Unic – Concerie Italiane. Al centro del dibattito degli addetti ai lavori sono state le nuove sfide che il settore si trova a dover affrontare. «Le sfide che ci attendono sono tante – ha sottolineato Fabrizio Nuti, presidente dell’Unic –: dalle condizioni del contesto socioeconomico generale a quelle tecnologiche e normative, ma se non riuscissimo a fronteggiarle e ad adeguarci, ci troveremmo in una condizione di svantaggio competitivo. Ciò non deve assolutamente accadere e sono sicuro non accadrà».

La prima grande sfida resta quella congiunturale. «Sul piano economico – ha dichiarato Nuti – il bilancio del 2022 elaborato da Unic, mostra che alla fine siamo complessivamente riusciti, come settore, a limitare i danni, chiudendo l’anno con una sostanziale stabilità dei volumi di produzione e una crescita del valore complessivo di poco inferiore al 10%. Non siamo quindi (ancora) riusciti a ritornare ai livelli pre-Covid». Tra le dinamiche da segnalare, dopo oltre 30 anni, la Cina, con Hong Kong, non è più la destinazione estera più importante per le pelli italiane, anche in termini di valore dei flussi. «Ora al primo posto troviamo la Francia e questo fa pensare a come si stanno stanno parzialmente modificando la nostra produzione, la nostra clientela, i nostri mercati e gli elementi richiesti dalle dinamiche commerciali» – commenta il presidente.

Durante l’assemblea è stato poi ribadito l’auspicio di ottenere maggior supporto da parte delle istituzioni, mentre spesso il settore vede disattese le proprie richieste rivolte a Bruxelles. Resta poi al centro dell’attenzione la sfida della sostenibilità. «C’è un sistema – ha aggiunto Nuti – che sembra puntare tutto su una “sostenibilità formale” e c’è chi, come la conceria italiana, rappresenta un esempio di “sostenibilità sostanziale”. Lo dimostra il fatto che non sono molte le industrie la cui materia prima deriva da uno scarto di un’altra filiera. Inoltre, i conciatori italiani hanno messo in campo una filiera di riciclo e riuso dei propri scarti produttivi nelle concerie che non ha eguali, trattandoli e riutilizzandoli per l’industria della cosmetica, per quella alimentare, in agricoltura e in edilizia. Il risultato è un tasso di circolarità superiore al 99%».

Le sfide della conceria italiana - Ultima modifica: 2023-07-04T07:00:00+02:00 da Redazione

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