La stampa additiva polimerica approda sul tessuto

Inventrice della stampa 3D FDM (Fused Deposition Modeling, a estrusione a filamento), la multinazionale Stratasys negli ultimi anni ha rivolto la sua offerta anche al settore della calzatura, riscuotendo un grande successo grazie alla stampante PolyJet. Oggi un upgrade della versione J850 permette di aggiungere alle funzionalità della macchina – la possibilità di stampare in diverse densità e in una gamma di 650mila colori diversi certificati Pantone -, anche quella di effettuare stampe a rilievo su tessuti naturali e sintetici.
Ne parliamo con Antonio Di Leo, sales manager Italia per l’area resine fotopolimeriche liquide.

In quali ambiti del settore calzaturiero è più diffuso l’utilizzo di stampanti 3D?
Si utilizzano per due aspetti: di supporto alla produzione, per il tooling industriale, asservimento per le suole, gli stampi ecc… oppure per la prototipazione a colori, a supporto delle linee stile, con una resa dei materiali e dei colori assolutamente fedele al modello. Nel primo caso, possiamo citare come esempio la collaborazione di Stratasys con Ecco, il brand di calzature danese, che implementando nei suoi impianti produttivi del Portogallo e Danimarca la tecnologia di Stratasys Origin One 3D produce stampi e forme in resina che stanno accorciando e rendendo più fluidi i processi di produzione a iniezione diretta. Nel secondo caso, possiamo citare esempi come i designer Del Biondi e Rubens Luciano che si avvalgono delle nostre tecnologie per la prototipazione. Assieme a loro, anche noti brand del lusso la utilizzano per l’accessorio moda e la calzatura.

La nuova frontiera dell’innovazione della stampa additiva passa sul tessuto, ce ne vuole parlare?
La stampa su fabric, nata per il settore abbigliamento e poi introdotta per la calzatura, è permessa da un upgrade della nostra stampante J850 che si è dotata di un telaio che permette di stampare direttamente su tessuto. La tecnologia ha tutte le caratteristiche del mondo PolyJet – sia densità che disponibilità cromatica – e permette al designer di esprimere senza alcun limite la sua creatività. I materiali validati sui quali stiamo lavorando appartengono alla gamma dei tessuti naturali e sintetici, in pratica quasi tutti, tranne quelli con superfici a rilievo, come il velluto a coste.

Che tipo di tecnologia utilizza?
Si tratta di una tecnologia che appartiene di più al mondo software che hardware, perché quello che la rende unica sono gli algoritmi grazie ai quali siamo riusciti a far aderire le resine al tessuto, garantendogli una stabilità adatta sia ai lavaggi che alla stampa. Stiamo testando tessuti naturali e sintetici, anche addirittura la carta e, nel futuro contiamo di applicarla anche la pelle sintetica.

Quale futuro prevede per la stampa additiva nel settore della calzatura?
In generale la diffusione ad oggi non riguarda tanto i produttori: tranne rare eccezioni, non hanno in casa una tecnologia additiva, tuttavia c’è un approccio additivo nel settore. La utilizzano infatti tacchifici, suolifici, formifici e designer. Sta tuttavia avvenendo un cambiamento di paradigma e si sta cercando di passare dal mondo di prototipazione alla produzione. La scommessa è quella di fornire tecnologia e materiali per la personalizzazione. Al momento, infatti, la stampa additiva non consente quella velocità che i numeri del settore calzaturiero richiedono. Tuttavia, nel mondo della personalizzazione e delle super high personalized shoes, ci si può permettere di utilizzarla per serie limited. Inoltre, la personalizzazione on demand della calzatura, con la tecnologia di PolyJet, permette al cliente di veder realizzata la sua calzatura con il design, le densità e i colori che preferisce: ed è su questo versante che stanno cercando di andare designer più lungimiranti, come Rubens Luciano.

La stampa additiva polimerica approda sul tessuto - Ultima modifica: 2023-02-09T09:10:14+01:00 da Redazione

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