Ragioniamo con i piedi: un progetto ribelle

Ragioniamo con i piedi

Ragioniamo con i piedi: Calzature biologiche in pelle anallergica, Made in Veneto per mano di piccole manifatture. Ad Este, in provincia di Padova, Gigi Perinello produce circa 5.000 paia all’anno di “scarpe per passaparola”.

Scarpe leggere, traspiranti, morbide; calzature longeve come un olmo e il ritorno al cucito a mano totale. Sono solo alcune delle descrizioni di alcuni modelli proposti da “Ragioniamo con i piedi”, nella piazza virtuale dell’online così come in quella molto più polverosa e reale dei mercatini di artigianato e delle fiere della sostenibilità oppure dei gruppi di acquisto solidale in cui è presente dal 2008. Ragioniamo con i piedi, una realtà con sede in Veneto, nata ad Este nel padovano ormai una decina di anni or sono grazie a Gigi Perinello, uomo con alle spalle un lungo corso da rappresentante di materie prime per il settore calzaturiero. Lui organizza il lavoro, a realizzare le diverse scarpe – collezioni uomo, donna e bambino, dai mocassini a quelle per escursionismo, con un fuori catalogo anche di scarpe vegane – una manciata di piccole aziende manifatturiere venete, tra Verona e Rovigo, che impiegano dai due ai venti lavoratori al massimo ciascuno. Nel nome di Ragioniamo con i piedi, la garanzia di un prodotto su piccola scala di qualità, che rispetta una filiera corta senza troppe intermediazioni e vuole dar valore al lavoro dell’uomo per l’uomo, una relazione di fiducia che si crea con il passaparola per scarpe che dichiarano di voler mettere al bando la troppa chimica e il fashion fine a sé stesso in favore di ecologia e comfort, preferendo calzate comode e pellami conciati al vegetale (all’interno della calzata sempre rigorosamente presenti) ossia trattati con tannini estratti da castagno, mimosa e quercia argentina (quebracho). Sul sito anche un “angolo della scienza” per rendere edotto il proprio pubblico in merito alla dermatite da scarpe…

Ragioniamo con i piediL’attività imprenditoriale: dagli esordi a oggi

«Ragioniamo con i piedi è nata nel 2008 perché volevo scarpe che rispettassero la natura, a livello di ecologia, ma anche intesa come natura del piede – spiega lui, Gigi Perinello, a lungo agente di commercio nel calzaturiero e da allora invece titolare e fondatore di questa attività imprenditoriale –. Quando ho incontrato il mondo delle pelli conciate al vegetale ho infatti, aiutato da un calzaturificio in provincia di Mantova, cominciato a produrre scarpe che inizialmente ho commercializzato tra gli amici e poi, man mano, attraverso i gruppi di acquisto solidale (Gas) e i mercatini. Questo per offrire dei buoni prodotti a un buon prezzo, saltando tutta la filiera distributiva con conseguenti costi e ricarichi. Il vantaggio competitivo delle mie scarpe è all’interno, dove uso materiali straordinari, come appunto le pelli conciate al vegetale, che evitano cattivo odore e allergie da contatto. Anche se il piede suda, com’è normale che sia, nelle mie scarpe non puzza e questo perché per le parti a contatto con il piede utilizzo pelli conciate al vegetale e lasciate al naturale, ossia non verniciate, poiché la vernice creerebbe una barriera all’assorbimento delle naturali tossine del piede. All’esterno della scarpa, utilizzo anche pelli colorate chimicamente con le aniline, ma non colori pesanti come giallo rosso o nero, quanto piuttosto i colori della terra e del bosco che impiegano meno chimica. Della mia attività si è occupata anche la trasmissione di Rai3 “Report” nel 2009 e da allora è iniziato per me un momento “di grande spolvero”, in cui parlavano di noi molti giornali e mi sono potuto far conoscere ad un pubblico sempre più ampio. Io non ho mai usato marketing e pubblicità, le mie sono, come amo dire, “scarpe per passaparola”. E ora di queste scarpe ne commercializzo all’incirca sulle 5.500 paia all’anno. Non è un numero enorme, ma tutti coloro che ci provano tornano, perché ne vedono i vantaggi. Qui siamo in cinque persone, più alcuni aiutanti per le uscite ai mercatini di artigianato e di consumo consapevole, a cui continuiamo più che volentieri a partecipare. Io mi occupo di organizzare e controllare l’intero processo e le relazioni con i nostri fornitori; William si occupa della comunicazione e con lui Maria Grazia che presiede anche alle spedizioni; Francesca, in remoto, gestisce la fatturazione e pianifica gli eventi; infine Dimitri è il nostro magazziniere. Un terzo delle nostre vendite avviene attraverso internet e al canale delle vendite online stiamo puntando sempre di più in questo periodo. Noi proponiamo calzature uomo, donna e bambino e, da qualche mese, anche solo un sottopiede tutto in pelle conciata al vegetale, che chiamiamo “Orma”, da inserire nelle normali scarpe che il cliente porta tutti i giorni. In futuro è anche possibile che amplieremo maggiormente il nostro progetto, poiché sono in tanti coloro che credono in noi e vorrebbero investirci, ma per il momento è davvero prematuro parlarne.»

La filosofia produttiva: il piede al centro

«Ho scelto una strada molto diversa da quella che solitamente segue chi produce una scarpa, puntando molto sui materiali e sulle lavorazioni, piuttosto che sui grandi numeri del fashion – afferma Gigi Perinello, fiero di poter sottolineare quelle che definisce “caratteristiche anomale” delle sue scarpe rispetto al mondo commerciale e globalizzato delle calzature –. Sin dagli inizi ho sempre ritenuto che un elemento fondamentale della mia attività dovesse essere dare un indirizzo: chi vuole fare scarpe, in questo mondo complesso e affollato, deve saper innovare, deve saper offrire configurazioni diverse dal già visto. Ho 61 anni, di cui 35 passati a vendere materie prime nel calzaturiero, per cui di cose ne ho imparate tante. Aprendo questa attività, ho voluto ribellarmi a quel modo di produrre scarpe che non guarda al piede come protagonista, con le sue caratteristiche e le sue necessità. Una peculiarità fondamentale delle nostre scarpe è l’utilizzare pelli conciate con tannini vegetali, ossia mediante dei polifenoli naturali, piuttosto che chimicamente al cromo. Questo si traduce per il piede nella possibilità di mantenere un equilibrio tra quelli che sono i suoi naturali batteri e quindi, ad esempio, di non puzzare. Cosa che invece avviene quando il piede, com’è normale che sia, suda ma lo fa all’interno di calzature con strutture interne sintetiche o in tessuto. Il piede è infatti normalmente avvolto da batteri; a contatto con alcune sostanze, questi batteri producono acidi, come l’acido isovalerico e l’acido buttirico, che sono causa del cattivo odore. I tannini vegetali fanno sì che ciò non avvenga, riequilibrando il “sistema piede”. E stiamo parlando di materie prime, sempre disponibili in natura, che conciano le pelli in estrazione e vengono estratti dal legno con acqua bollente come si facesse un tè. Ad esempio, con il legno di castagno: ne vengono triturati sui 10 tonnellate; vengono chiusi con acqua bollente in un grande silos simile a una pentola a pressione; alla fine del processo, fuoriesce un liquido denso che contiene il 60% di tannini, che viene poi lasciato essiccare; da qui rimangono delle polveri che sono i tannini vegetali da utilizzare sulle pelli. Questa concia è un processo antico, che in passato impiegava anche un anno di tempo, mentre ora viene svolto in un mese circa. Questo è un processo più lento ma più umano di quello con il cromo per cui parliamo invece di sette ore. Una grossa multinazionale come la Silvateam – che è leader mondiale nel settore dei tannini vegetali, che in Italia estrae dai castagni e in Argentina dall’albero del quebracho – sta finanziando proprio in questi tempi due importanti ricerche sui tannini vegetali, la prima presso l’Università di Bologna alla Facoltà di Chimica, la seconda a Farmacologia all’Università di Milano, e anch’io ho collaborato riportando le mie esperienze pratiche, visto che ancora non esiste una letteratura scientifica consolidata sull’argomento. Così, da un anno a questa parte, questi ricercatori hanno indagato a livello scientifico e biochimico sul funzionamento di queste pelli trattate al vegetale. Il risultato, proprio di questi mesi, è che i tannini vegetali sono risultati degli straordinari antibatterici naturali, capaci di riequilibrare quegli specifici ceppi di batteri che sono la causa del cattivo odore. Mentre all’Università di Milano è stata compiuta un’analisi quantitativa che aveva come oggetto i due ceppi di batteri più tipici e diffusi, invece all’Università di Bologna è stata compiuta un’indagine qualitativa per conoscere quali ceppi di batteri venissero coinvolti. Qui la start up Wellmicro, che studia il microbiota del piede, ha anche compiuto un esperimento pratico che ha visto una quindicina di studenti indossare altrettante paia di scarpe: al lato destro con materiali sintetici, al sinistro conciati al vegetale. Ogni dieci giorni circa, attraverso un tampone, si è così potuta indagare la proliferazione di quali batteri fosse avvenuta all’interno della scarpa.»

Il processo di creazione: materia prima e artigiani
«L’interno delle mie scarpe è tutte sempre rigorosamente in pelle conciata al vegetale – sottolinea Gigi Perinello – a volte anche le pelli esterne lo sono, ma non sempre. Il camoscio, ad esempio, è conciato al cromo. Quando parlo di concia vegetale parlo soprattutto di castagno, quindi di quebracho e, in minor misura, di mimosa. Tutte le pelli le prendo attraverso il Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata Al Vegetale, che riunisce alcune concerie toscane. Quanto alle suole ne utilizzo di due tipi, in gomma espansa in microporosa, sia Vibram che Finproject, per ottenerne scarpe anche classiche, sempre portabili pure nei momenti più formali, con il comfort di una sneaker. Per produrre fisicamente le scarpe, sin da quando ho iniziato l’attività, mi rivolgo a una manciata di piccolissime e fidate manifatture, artigiani che ho conosciuto negli anni in cui svolgevo la mia attività di agente di commercio nel settore e che hanno accettato di produrre queste calzature secondo questa sorta di mio “disciplinare” che prevede l’utilizzo di queste pelli conciate al vegetale, come anche norme più generiche come l’impiego di manodopera con contratto a tempo indeterminato, poiché lo ritengo un concetto socialmente necessario di base. Sono tutte aziende qui nei dintorni, della zona di Verona o Rovigo. Taurus è la realtà più piccola con cui lavoriamo e sono due fratelli artigiani di Rovigo che finiscono i modelli che sono io a ideare, come il modello Alchimia oppure Piede Punta Rossa che è una scarpa realizzata interamente a mano, con fodera a sacchetto e sottopiede estraibile a triplo strato, resa impermeabile con una membrana sotto le cuciture e cera lacca lungo i bordi. Quindi la Stil Tre realizza le scarpe che sono un po’ più da passeggio, mentre Gaibana quelle un po’ più sportive; Gronell quelle da passeggiata in montagna e Vassanelli i mocassini. Le materie prime e tutto l’occorrente lo acquistano loro, io pago il prodotto finito, senza discutere sul prezzo, perché il rispetto del lavoro degli altri è una condizione fondamentale. Il costo finale della scarpa al pubblico è questo prezzo moltiplicato per due, perché a questo devo aggiungere le mie spese, per far rientrare i costi vivi dell’azienda. Noi non abbiamo uno stilista aziendale. Alcune, come dicevo, sono io a pensarle. Per le sportive, i modelli sono quelli già in uso dal produttore, che faccio realizzare coi questi materiali biologici; per quelle da passeggio ugualmente mi affido a chi le realizza, magari, ogni qual volta che è opportuno introdurre nuovi modelli, discutendo dell’immagine che la nostra clientela ha di noi e della nostra idea di donna e di uomo. Nasce tutto infatti dalla nostra sensibilità e dalla nostra idea di scarpa. Ad esempio, niente punte strette da donna. Perché per me le scarpe devono essere comode, il piede deve star bene e non seguire il folle mondo della moda, dove tutto appena nato diventa subito già vecchio. Da noi, appunto, c’è continuità di vendita. La proposta di modelli nuovi nasce da esigenze mie, senza alcuna stagionalità. Solitamente, propongo i nuovi modelli su Facebook e vedo se piacciono. Se è così, parto con la produzione in un solo colore e introduco la possibilità di un ordine in prevendita con uno sconto iniziale. Così facendo questi acquirenti mi aiutano a sostenere i costi produttivi della nuova collezione, per poter fare magazzino ed iniziare a vendere il nuovo modello su più larga scala. Come dicevo le nostre diverse scarpe sono tutte sempre disponibili, non seguiamo le scansioni classiche di questo mondo. E, per altro, siamo contrari al concetto di usa e getta per cui promuoviamo la riparazione e la risuolatura delle nostre calzature, così da farle durare quanto più possibile nel tempo.»
Ragioniamo con i piedi: un progetto ribelle - Ultima modifica: 2018-10-15T14:33:36+02:00 da Sanzia Milesi

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