L’Ue propone una stretta sulle autodichiarazioni ambientali

La Commissione Ue si scaglia contro le dichiarazioni di sostenibilità fraudolente, con una proposta di legge che dovrà ora passare all’approvazione di Parlamento e Consiglio Ue. L’iniziativa trae origine da un’indagine del 2020 sulle dichiarazioni ambientali rilasciate dalle imprese che, secondo la Commissione in oltre il 50% dei casi erano vaghe e fuorvianti. «La mancanza di norme comuni per le imprese che presentano autodichiarazioni ambientali volontarie – si legge nel comunicato ufficiale – apre la strada al greenwashing e crea condizioni di disparità nel mercato dell’UE, a scapito delle imprese realmente sostenibili».

La Commissione propone quindi «criteri comuni per contrastare il greenwashing e le asserzioni ambientali ingannevoli. Conformemente alla proposta, i consumatori beneficeranno di maggiore chiarezza e di maggiori garanzie del fatto che un prodotto venduto come ecologico lo è effettivamente, nonché di informazioni più complete per scegliere prodotti e servizi rispettosi dell’ambiente. A beneficiare di queste nuove norme saranno anche le imprese, poiché quelle che si sforzano realmente di migliorare la sostenibilità ambientale dei loro prodotti saranno più facilmente riconosciute e premiate dai consumatori e potranno incrementare le loro vendite anziché dover far fronte a una concorrenza sleale. La proposta contribuirà quindi a creare condizioni di parità per quanto riguarda le informazioni sulle prestazioni ambientali dei prodotti».

In base a quanto proposto, le imprese che scelgono di presentare un’autodichiarazione ambientale dovranno attenersi a norme minime sulle modalità per suffragare e comunicare tali autodichiarazioni. Come precisa la Commissione, «la proposta riguarda le autodichiarazioni esplicite, quali: “T-shirt realizzata con bottiglie di plastica riciclata“, “consegna con compensazione di CO2″, “imballaggio in plastica riciclata al 30%” o “protezione solare rispettosa degli oceani”. Intende inoltre contrastare la proliferazione dei marchi e la questione della creazione di nuovi marchi ambientali pubblici e privati. La proposta riguarda tutte le autodichiarazioni volontarie riguardanti gli impatti, gli aspetti o le prestazioni ambientali di un prodotto, di un servizio o l’operatore stesso. Tuttavia, esclude le autodichiarazioni disciplinate dalle norme esistenti dell’UE, come il marchio Ecolabel UE o il logo degli alimenti biologici, in quanto la legislazione in vigore garantisce già l’affidabilità di tali dichiarazioni regolamentate. Le autodichiarazioni che saranno contemplate dalle future norme regolamentari dell’UE saranno escluse per lo stesso motivo».

L’Ue propone una stretta sulle autodichiarazioni ambientali - Ultima modifica: 2023-03-28T07:00:00+02:00 da Redazione

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