Jacquemus Le Chouchou: la tragedia del “preferito”

Credit: official website

Anche questa volta, lo scenario scelto da Simon Porte Jacquemus, designer della maison francese Jacquemus, ha provocato un effetto mozzafiato. La nuova collezione, Le Chouchou è stata presentata nel parco di Versailles. Con la sagoma imponente della reggia alle spalle, le modelle più in voga di adesso, tra cui Vittoria Ceretti e Mona Tougaard, hanno sfilato su un tappeto rosso sulla sponda del canale accanto ad una fila di barchette bianche, riservate per gli invitati. Il mistero e, allo stesso tempo l’imponenza del posto, hanno fatto da eco al titolo della collezione. Infatti, la scelta del termine “Le Chouchou”, che in italiano è “il preferito” o “scrunchie” (elastico per capelli popolare negli anni Ottanta), suggerisce una costruzione di un personaggio riconosciuto e amato da tutti, la cui natura delicata e fragile rimane ignota alle masse, che amano senza porsi dei dubbi. Tanto è vero che Jacquemus ha preso ispirazione da persone reali che incarnano l’essenza de “Le Chouchou”, come Lady Diana e Maria Antonietta. Il paradosso fra il lusso e il dolore di essere il preferito non solo è stato riportato nell’abbigliamento, contrastando fiocchi e merletti con la trasparenza del pizzo (così rivelando solo parzialmente i corpi nudi delle modelle) ma anche nelle calzature.

Un altro concetto che si ramifica da “Le Chouchou” è la fragilità dell’essere umano. Il termine stesso, sia nel significato di “preferito” che di quello di “scrunchie”, allude proprio a questo. Da una parte il preferito vive con l’angoscia di perdere il suo titolo, mentre dall’altra gli scrunchie devono essere trattati con cura perché troppa forza può causare che si spezzino. Attraverso la trasparenza del pizzo ed i vistosi abiti a palloncino (che tra l’altro assomigliano ad uno scrunchie), Jacquemus si è affidato all’abbigliamento per collegare i due significati. Così facendo ha suggerito che non importa quanto uno cerchi di mostrarsi forte nascondendosi dietro al lusso, la psiche umana rimane comunque fragile come un elastico per capelli. Le calzature, invece, mostrarono un aspetto leggermente diverso, più comune nell’esperienza di vita delle donne. L’interruzione brusca della delicatezza delle ballerine portata dalle punte quadrate rivela una femminilità contraddittoria da quanto insegnato dagli stereotipi. La natura resiliente delle donne, aspetto più spesso tralasciato dalle raffigurazioni moderne, viene portato in gioco dal tacco a spillo affilato in metallo, che non solo sostiene la scarpa ma che ulteriormente sostiene colei che la indossa. Si tratta quindi di una trasformazione dell’iper-femminilità in qualcosa di più realistico: una donna può essere una ballerina classica, ma essere una punk allo stesso tempo.

Jacquemus Le Chouchou: la tragedia del “preferito” - Ultima modifica: 2023-08-28T09:53:29+02:00 da Carlotta Busetto

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