È nata nel 2013 rompendo gli schemi della proposta calzaturiera in Europa ed oggi punta a farsi apprezzare anche dal mercato italiano. Stiamo parlando di Rombaut, un brand che colpisce e che non può certamente lasciare indifferenti grazie alla scelta stilistica anticonformista e stravagante che brilla sotto la buona stella della sostenibilità, un valore che sostiene a gran voce e che comunica da sempre con grande impatto e un po’ di sfrontatezza. Ne abbiamo parlare con Mats Rombaut, fondatore e direttore creativo del marchio.

Qual è il concept, l’idea alla base delle creazioni Rombaut?

Mats Rombaut

Alla base dei nostri progetti c’è l’idea di mostrare la nostra prospettiva sulla realtà in cui viviamo. Nel nostro caso è estremamente ironica, ma anche drammatica e distopica, attraverso la quale trasmettiamo quel senso di ansia dovuto al cambiamento climatico. C’è anche il tema della lotta umana per la sopravvivenza in un mondo che stiamo rendendo sempre più ostile. Oltre a questo, il design delle nostre scarpe è legato alla cultura in cui sono cresciuto. Sono nato in Belgio, quindi gran parte dell’ispirazione viene dalla techno, dal rave, dalla cultura alternativa e underground.

Qual è il leitmotiv del brand?

È sicuramente la sostenibilità. E per Rombaut significa necessità, l’unica opzione, il DNA del marchio e l’idea principale su cui è stato creato. Non dobbiamo continuare a parlarne, c’è estremo bisogno che la sostenibilità venga effettivamente tradotta in azione. Noi ci proponiamo di farlo ogni giorno con il nostro lavoro e l’impegno concreto per creare un prodotto sostenibile, lavorando con materiali testati.

Quali sono le ultime innovazioni in tema di materiali?

Spendiamo ogni giorno tempo ed energie per ricercare nuovi materiali in fase di sviluppo ed anche inediti per il mondo delle calzature. Abbiamo inserito nelle nostre collezioni tessuti fatti con mela e con cactus, suole biodegradabili, tessuti fatti con foglie e corteccia d’albero, suole con contenuto di alghe e funghi. Questo tipo di innovazione è possibile anche perché lavoriamo su piccola scala, così, controlliamo e ci assicuriamo che ogni aspetto del nostro processo di creazione, produzione e sviluppo sia in linea con la nostra etica.

Una linea, tra tutte, particolarmente rappresentativa del brand?

Decisamente iconica per Rombaut è la collezione Dysmorphia, una linea caratterizzata da tacchi audaci e “sfrontati” e da suole biodegradabili. Abbiamo utilizzando il mondo dello sport e della medicina come riferimento e ispirazione. Il mondo ortopedico è funzionale a trasmettere un senso di guarigione, come un modo metaforico per migliorare il mondo della moda, che ha bisogno di un cambiamento. Ma si è trattato anche di un modo per rendere omaggio a tutti gli scienziati che lavorano sul campo per concretizzare il cambiamento di cui il mondo ha bisogno, come biochimici, sviluppatori e ingegneri che lottano e si impegnano a creare materiali sostenibili, che non pesano sul Pianeta.

Un messaggio molto forte dietro ad una collezione che mira a smuovere le coscienze. Come è stata presentata al pubblico?

Per celebrare la collezione Dysmorphia, nel 2019 abbiamo ospitato un evento-mostra all’Espace Niemeyer di Parigi, la sede del partito comunista a Parigi. Si poteva ammirare una serie di lavori sulle pareti della stanza, dove si svolgeva anche una “performance live”: attori con indosso le nostre scarpe, seduti attorno a un tavolo da conferenza, ma in posizione come se dormissero o fossero morte.

È stata una protesta silenziosa?

Esatto, una protesta silenziosa e non violenta tra attivisti politici con l’obiettivo di mettere sotto i riflettori il cambiamento climatico. Lo scenario utopico è stato l’ambiente perfetto, palcoscenico di una generazione che vuole imporre alla politica di accelerare l’agenda verde: il tempo è scaduto e l’azione è già in ritardo. Chi ha partecipato all’evento si sta ancora chiedendo se stesse assistendo a una protesta silenziosa o solo a persone che dormono durante una crisi, chiara rappresentazione della classe politica. (L. M.)

Collezioni vegane “audaci” e sostenibili - Ultima modifica: 2022-03-09T16:05:24+01:00 da Redazione

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