Ancora sei mesi di segno meno per il comparto calzaturiero che opera in Italia, già reduce da anni molto difficili. Gli ultimi dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici, divulgati in occasione del Micam, registrano un calo del 5,6% del fatturato e del 9,5% della produzione industriale. Numeri comunicati dalle aziende iscritte all’Associazione e confermate dall’indice Istat. Altalenanti, invece, i risultati dell’export calzaturiero, che evidenziano una crescita a volume del 3,2%, a fronte però di una flessione a valore del 7,5%.
Per quanto riguarda le importazioni, «l’attività di pura commercializzazione – ha commentato Giovanna Ceolini, Presidente Assocalzaturifici – ha favorito l’incremento dell’import (+18,2% in quantità), con una decisa crescita dei flussi dall’Estremo Oriente (+45%); oltre alla Cina, Vietnam, Indonesia, Cambogia e Birmania presentano aumenti sostenuti. Il saldo commerciale è sceso a 2 miliardi di euro di attivo (-15,8% su gennaio-maggio 2024)».
Segnali negativi arrivano anche dai consumi delle famiglie, che chiudono il semestre con una contrazione dell’1,9% a quantità e dello 0,7% a valore, con la sola eccezione delle scarpe sportive e delle sneaker, che registrano una crescita a valore dell’1,2%.
Focus sull’export
L’export assorbe l’85% delle calzature prodotte in Italia. Nei primi cinque mesi del 2025 sono state vendute sui mercati internazionali 84,5 milioni di paia di scarpe, 2,6 milioni in più rispetto allo stesso periodo 2024. La crescita a volume è stata quindi 3,2%. Negativo, invece, il risultato a valore che, attestatosi a 4,89 miliardi di euro, ha perso il 2,7%. Il prezzo medio per paio è sceso del 5,7%, a 57,82 euro.
I risultati complessivi delle esportazioni vedono gli effetti negativi di alcuni mercati in forte rallentamento, come Far East e area CSI, parzialmente compensati dalla crescita sostenuta di Paesi dove la calzatura italiana cresce a doppia cifra. Tra questi spiccano Emirati Arabi (+26,6%) e Turchia (+13,5%). Poco più che stabile a valore risulta invece la zona UE, con un +1% , ma con un aumento del 6,1% in volume. Tra i principali partner commerciali, si riscontra un trend positivo per la Germania, che registra un +12,4% in valore e un +15,8% in quantità. Più debole, invece, il mercato francese, cresciuto solo a volume dell’1,3%, ma in flessione del 5,5% a valore.
Il futuro del calzaturiero
«Riguardo le prospettive, – conclude Giovanna Ceolini – grava l’incognita dell’impatto dei dazi americani, le cui reali conseguenze sulle vendite si potranno quantificare solo coi dati dei mesi autunnali. La tenuta evidenziata dall’export verso gli USA in aprile (+1,9% in valore) e maggio (+1,8%) va letta con cautela, perché l’incertezza e l’eventualità che potessero essere fissate tariffe ancora più gravose possono aver spinto gli operatori ad accelerare le transazioni col dazio aggiuntivo del 10%. Troppo presto, dunque, per trarre conclusioni in merito».